(Caterina Ratzenbeck) da FOCUS, Juliet Art Magazine n.159 –
Andrea Mancini è nato a Firenze nel 1958. Giovanissimo, frequenta i corsi tenuti da Tomislav Spikic (illustratore e vignettista croato) sul disegno animato presso l’Accademia d’Arte e Design “Leonetto Cappiello” di Firenze, tanto che già in età scolare pubblica le sue prime vignette. Successivamente, nel 1978, si diploma presso l’Istituto Statale d’Arte di Firenze in Graphic Design con Leonardo Mattioli (che è stato un innovatore nel campo dell’illustrazione dell’infanzia e graphic designer per l’editoria italiana). Già illustratore e fumettista per Giunti Editore di Firenze, Mancini entra, nel ‘79, all’agenzia pubblicitaria “Leader” come creativo pubblicitario e, in seguito, come creativo free-lance. I viaggi di studio a Parigi (1982) e a New York (1983) gli servono per approfondire la propria espressione artistica dal punto di vista professionale e scientifico. Infine, la sua passione per la scenografia lo porta a partecipare alla realizzazione scenografica, per il Teatro Comunale di Firenze, del Lohengrin di Luca Ronconi. Inoltre, l’artista ha all’attivo un nutrito curriculum espositivo, che annovera numerose mostre personali e collettive sia in Italia sia all’estero.
Nel mese di maggio 2012 ha inaugurato a Firenze la personale dal titolo “100% Recycling”, esponendovi un ciclo di olii su tela e su tavola realizzato negli ultimi due anni di lavoro (dalla serie “Differenziata”). Anni che si sono concentrati nella riproduzione, in forma pittorica bidimensionale, di materiali da riciclo come copertoni, metalli, legname, cartoni e plastica.
Pertanto possiamo affermare che la ricerca attuale dell’artista si rivolge alla tematica della trasformazione: egli riproduce su tela enormi accozzaglie di materiali da riciclo di ogni tipo e forma, eretti quasi a monumenti ideali di un mondo che va sfasciandosi, ma che è comunque in continua trasformazione. Attratto dal mondo delle discariche e della raccolta differenziata, Andrea Mancini riporta sotto forma di immagine ciò che vede, vale a dire montagne e montagne di rifiuti sciolti, oppure comparti di materiale già differenziati e pronti per il riciclo. I materiali da riciclo dipinti non ci servono più, li scartiamo come rifiuti. Essi, in realtà, rinasceranno diversi da prima, avranno altri nomi, altre forme, altre destinazioni. Una parte di noi ci lascia, per poi ritornare a noi sotto altra forma.
Osservando bene le sue tele si nota che questi ammassi informi di materiale (o solo copertoni o solo bottiglie di plastica o lacerti di carta e giornali, oppure accumuli di materiali diversi accomunati solo dal fatto di essere oggetti che la società ha ormai scartato…), in realtà tanto informi non sono, ma riescono a mantenere una sorta di struttura logica. Alcuni accumuli appaiono fermi e immobili, altri più instabili, come se parti di materiale differenziato fossero sul punto di cadere, dando in questo modo vita a una formazione diversa.
Alcuni di questi dipinti sono talmente chiari, precisi e dai contorni netti che si potrebbero assimilare a delle fotografie. Altri, invece, ritraggono semplici ammassi informi, quasi privi di volume e dai contorni incerti. In quest’ultimo caso si può scorgere una traccia post-impressionista nell’espressione artistica dell’artista fiorentino.
Anche nella serie “Bagnanti” Mancini predilige gli ammassi, gli accumuli (in questo caso di corpi umani in costume da bagno), come se il ritrarre un oggetto singolo, un’unica persona o un piccolo gruppo di individui lo ritenesse di scarso interesse.
L’artista è affascinato dal tema del libro: nella serie “Archeologie” itera molteplici volte lo stesso soggetto, cioè pile di libri che vediamo o accatastati/sormontati l’uno all’altro, oppure legati assieme da un esile laccio di corda. Nella serie “Caos” si vedono ancora libri; questa volta, però, ammucchiati, ammassati, non “in ordine”.
L’artista, per la serie delle “Bagnanti” e della “Differenziata”, realizza anche i cosiddetti “Watercolours”, ossia acquerelli.
Per quanto riguarda il colore, il nostro non lo disdegna, anzi si può dire che lo usi in abbondanza. Il cromatismo è un aspetto predominante delle sue tele, ed è rispettoso dei colori che osserviamo in Natura.
Segnaliamo, infine, che la pagina dedicata ai mesi di settembre/ottobre, del calendario Juliet 2013 (prodotto in collaborazione con Graphart Printing e che verrà presentato ad Artissima), ospiterà l’opera di Andrea Mancini “#1513 libri”, incentrata proprio sul tema dei libri che divengono caos di commistioni e di accumulazioni (gli altri autori sono: Willy Darko, Giovanni Pulze, Martina Di Trapani, Fabiola Faidiga, Carlo Fontana).
Nata nel 1985, Caterina Ratzenbeck consegue la Laurea specialistica in Storia dell’arte contemporanea a Trieste. Critico e curatore: redige articoli, recensioni e cura mostre. Scrive per Juliet, importante testata di arte contemporanea italiana.