Il segno della memoria. Firenze, Villa Capponi-Vogel 27 gennaio 2014 (Curatore Giampaolo Trotta). Mostra collettiva. Con l’opera dal titolo “Finchè c’è memoria c’è speranza (Todesfuge) 2014” una carta di grande dimensione (1920×1400 mm.) che raffigura una serie di visioni in continuità tra passato e presente. Il titolo è il tributo ad una poesia del poeta tedesco-rumeno Paul Celant Todesfuge, ovvero “Fuga di morte” rappresenta forse la più trasparente e conosciuta poesia dell’autore: è un potente grido di dolore che descrive la realtà del campo di concentramento, denuncia la condizione dei prigionieri, e mette a nudo la crudeltà dei carcerieri nazisti nella sua elementare banalità quotidiana. Il titolo, originariamente TodesTango, coniuga la morte con il ritmo musicale proprio della Fuga, che Celan si propone di riprodurre nell’andamento dei suoi versi; in esso è da vedersi anche un richiamo diretto all’imposizione umiliante, inflitta dai nazisti agli ebrei prigionieri dei campi, di suonare e cantare durante le marce e le torture. Ispirandomi a questa testimonianza appresa solo recentemente, ho inteso legare il concetto della morte poeticamente descritto da Celan con le immagini della mia composizione.
Nero latte dell’alba lo beviamo la sera lo beviamo a mezzogiorno e al mattino lo beviamo la notte beviamo e beviamo scaviamo una tomba nell’aria là non si giace stretti Nella casa abita un uomo che gioca con i serpenti che scrive che scrive all’imbrunire in Germania i tuoi capelli d’oro Margarete lo scrive ed esce dinanzi a casa e brillano le stelle e fischia ai suoi cani fischia ai suoi ebrei fa scavare una tomba nella terra ci comanda ora suonate alla danza
Nero latte dell’alba ti beviamo la notte ti beviamo al mattino a mezzogiorno ti beviamo la sera beviamo e beviamo Nella casa abita un uomo che gioca con i serpenti che scrive che scrive all’imbrunire in Germania i tuoi capelli d’oro Margarete i tuoi capelli di cenere Sulamith scaviamo una tomba nell’aria là non si giace stretti
Lui grida vangate più a fondo il terreno voi e voi cantate e suonate impugna il ferro alla cintura e lo brandisce i suoi occhi sono azzurri spingete più a fondo le vanghe voi e voi continuate a suonare alla danza
Nero latte dell’alba ti beviamo la notte ti beviamo a mezzogiorno e al mattino ti beviamo la sera beviamo e beviamo nella casa abita un uomo i tuoi capelli d’oro Margarete i tuoi capelli di cenere Sulamith lui gioca con i serpenti
Lui grida suonate più dolce la morte la morte è un maestro tedesco Lui grida suonate più cupo i violini e salirete come fumo nell’aria E avrete una tomba nelle nubi là non si giace stretti
Nero latte dell’alba ti beviamo la notte ti beviamo a mezzogiorno la morte è un maestro tedesco ti beviamo la sera e la mattina beviamo e beviamo la morte è un maestro tedesco il suo occhio è azzurro ti colpisce con palla di piombo ti colpisce preciso nella casa abita un uomo i tuoi capelli d’oro Margarete aizza i suoi mastini contro di noi ci regala una tomba nell’aria gioca con i serpenti e sogna la morte è un maestro tedesco
I tuoi capelli d’oro Margarete I tuoi capelli di cenere Sulamith
Firenze, 14 gennaio 2014
Con il Patrocinio del Comune Di Firenze, Quartiere 4.
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