(di Giovanna Cardini) Andrea Mancini si rivela, in questo contesto, il pittore del caos e della trasformazione, di quel movimento apparentemente disorganizzato che regola la vita, la morte e la rigenerazione delle cose. Perché quel che vive deve necessariamente morire a se stesso per cambiare forma e nome, per ricrearsi. Anche l’essere umano, con tutte le sue illusioni, funziona così.
Scegliendo di rappresentare il movimento ritmico della vita attraverso la trasformazione di un qualunque rifiuto solido, Andrea Mancini dipinge ciò che è stato e non serve più, ma che, restituito all’Universo, rinascerà diverso da prima; conoscendo la natura transitoria delle cose che devono morire per rinnovarsi, l’artista non teme neanche la bellezza del rifiuto gettato, del non-bello . Sa che ciò che vive morirà e che ciò che muore vivrà.
“La fiducia consiste nel sapere che dopo una fine ci sarà un altro inizio” scrive la psicoanalista e cantastorie Clarissa Pinkola Estés: soltanto chi ha compreso il movimento intrinseco della vita riesce a superare l’orrore della morte per coglierne l’essenza, il significato. Così, alle cataste di legno e alle caotiche balle di carta, ai mucchi di plastica e ai rottami di ferro viene restituita la dignità di corpi che attendono silenziosi la loro stessa rinascita: avranno altri nomi, altre forme, altre destinazioni. Una nuova energia.
In questa direzione, attraversando trasversalmente passato, presente e futuro, si muove la particolare ricerca di Andrea Mancini nei luoghi di raccolta dei materiali da riciclo che, dipinti sulle sue tele, testimoniano il passaggio di tutto ciò che solo per breve tempo sembra appartenerci, lasciarci e tornare con noi.
Firenze, aprile 2012
L’autore – Giovanna Cardini è curatrice artistica, saggista e direttrice dal 2008 della Galleria Merlino Bottega D’arte di Firenze. Tra le sue più recenti pubblicazioni va ricordato “L’arte come eccesso” (2013), un saggio sulla pittura di Vincent Van Gogh di una collana sulle vite degli artisti storici e contemporanei.
Andrea Mancini, Plastica. 2012, Oil on canvas, 50×50 cm